La Macchina
Non c'è altro da fare che aspettare, guardare, ascoltare
Il suono e flusso di frammenti tratti da questo giudizio universale,
mi par di sentire le voci e le parole distinte di ciascuno come se fossero
mie e in questo gioco tra allucinazione e vita mi concentro per
rimanere, forse, un po' più sani in un dilagare di pazzia.
E allora vedo lei, non lontano da me
Le sue mani sono piccole, sottosviluppate
Le mani di un bambino
La sua faccia invece è piena di rughe
Come smorfie cattive e bizze e calci di un bimbo non voluto
Di un amore adolescente, mai dichiarato
Una vita mai sbocciata
Invisibile
Rubata a tempo e spazio
Eppure mai sofferta, rimpianta o ripudiata
I suoi picchiettii sul legno si sentono da lontano
Come un tarlo che attacca il lino bianco di bucato
Del letto alto alto della nonna, ah questo letto ora così bramato,
immaginato, desideratoLa Macchina è sempre lì in agguato
Ti guarda in maniera così seducente che può perfettamente
Imbambolare
Aspetta, torreggia, come una costruzione gigante
La Macchina è sempre lì in agguato
E pronta a divorare
Non la devi guardare, amore,
promettimi mio caro che non la guarderai mai
Estratto da "La Macchina", di Firenza Guidi
Presentato per la prima volta a Fucecchio (Fi)
Auditorium La Tinaia
2003

foto N. Cioni