L'Eccidio Verbatim
Massapiscatoria
Domenica 23 agosto 2009, Piazza Sette Martiri e Chiesa di Massarella. Che faccia ha la guerra? Quali sono i segni di una tragedia che sta per compiersi? In occasione della commemorazione dell'Eccidio del Padule di Fucecchio, il Frantoio ha proposto una performance che nasce da frammenti, ricordi, memorie, tramite interviste fatte a testimoni viventi che direttamente o indirettamente hanno vissuto gli eventi.
Piccole storie individuali raccolte col metodo della scrittura verbatim, ovvero parola per parola, senza nessun cambiamento rispetto al testo dell'intervistato che, nel meccanismo del processo artistico riacquista quella dignità di spaccato di vita e di verità che altrimenti gli sarebbe negato.
Il sagrato e l'interno della chiesa di Massarella diventano così luogo del ricordo, celebrazione della memoria collettiva, riscoprendo quell'originalità del teatro che in epoca medievale metteva in scena la comunità stessa e il suo rapporto con gli accadimenti, con l'umano, col sacro. La storia tramandata è generalizzazione, i grandi fatti segnano una linea netta; ma nella realtà la trama si fa più complicata, il tessuto è fatto di singoli uomini, singole vite giocate coi colori della loro memoria.
Non tutti possono aver vissuto l'eccidio; da qui un tentativo di ricostruire un collage di vicende personali, piccoli pezzetti di vita domestica nei giorni del massacro senza neppure immaginare l'incombenza del pericolo.
Cosa facevano le persone ignare che a poca distanza da loro il sangue veniva versato, che in quello stesso momento il loro fratello, marito o vicino di casa stava morendo? Tutti quanti hanno la loro storia, la loro percezione, la loro verità; come Ivona Del Bino: " eravamo quasi alla fine della guerra ma i soldati avevano fame; allora venivano in Padule e ammazzavano le anatre, riempivano tre o quattro sacchi e andavano alla Villa Dei Sette Passi a cucinare. Meno male che quell'anno c'era tanta di roba nei campi, anche per gli sfollati; c'era di tutto: frutta, fagioli, patate, il grano – ne battemmo duecento sacchi, anche se i soldati ci avevano bruciati due campi, anche se era già tagliato e raccolto in bighe: dicevano che c'erano le armi dentro".
La vita va avanti anche in tempi di guerra: c'è il lavoro nei campi, i figli da crescere; ci si assuefa alla precarietà degli eventi, alle fughe, allo stare nascosti, ma si continua a vivere. "Non è sminuire la tragedia dice Firenza Guidi, ma immettere nel tessuto della memoria il vissuto di chi non c'era, di chi non è stato colpito nei propri cari, o di chi ha saputo della tragedia per bocca d'altri". L'argomento tocca direttamente la memoria della regista, che nella strage ha perso il nonno (Giuseppe Guidi), e lo zio (Dante) e che, dopo Lacrime e Bolgie, La memoria delle Cavallette e Il Silenzio del Bue, Ha dedicato all' Eccidio quest'ultimo spettacolo, messo in scena con la Compagnia Permanente del Frantoio e con il supporto del Comune di Fucecchio, della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e della Comunità Europea.
L'intento è, poi, quello di costruire una banca della memoria di individui che all'epoca erano bambini o adolescenti, madri con figli piccoli, soldati rimandati dopo lo scioglimento dell'esercito, perché la storia è anche la storia dei singoli.
IL COMMENTO
Firenza guidi ha espresso con la rappresentazione: "Eccidio Verbatim" il meglio della sua cultura cinematografica ed il meglio della memoria di sua madre e di quanti le hanno raccontato dell'eccidio dell'agosto 1944.
La chiesa era gremita di volta fra cui molti paesani ed altri estimatori della regista e della storia di Massarella.
Sono stati passati in rassegna con l'aiuto di cinque giovani donne che con garbo hanno ripercorso la geografia e i volti umani dell'eccidio.
Sullo schermo le fotografie dei protagonisti partecipi e spettatori dell'eccidio e da ultimo – sullo sfondo di una tragedia non solo paesana- anche altri paesi del padule ebbero i loro martiri – è apparsa la crocifissione dello Stefanelli che ha aperto la speranza a quelli che offrirono l'innocenza della loro vita prima fra tutti Alessandra Settepassi diciottenne, Agostino Bandini, Enos Cerrini, Angiolino Guidi, Dante Guidi, Giuseppe Guidi, Quinto Guidi, uomini giovani ed uomini fatti che del padule conoscevano la durezza del lavoro ed il suo mistero.
La rappresentazione di Firenza ha riproposto la durezza del fatto storico, tragico ed umano dell'eccidio, una storia paesana che si è fatta nazionale, un messaggio per i giovani per imparare dalla storia che è possibile, anzi doveroso essere contro la guerra e le stragi.
Dai martiri – frammenti di una strage di Riccardo Cardellicchio ( i mille anni di Massarella 998/1999) traspare che le donne espressero una superlativa dignità in quanto caricarono sui carretti i loro martiri e i loro figli e li trasportarono al cimitero di Massarella.
Immaginiamo non solo come il loro cuore fosse trafitto, ma anche dove trovarono la forza fisica, sovrumana per spingere il carretto sulle salite che da padule si incontrano per raggiungere Massarella.
Grazie a Firenza Guidi che ci ha riproposto una pagina della storia che ha ferito Massarella e l'ha nobilitata per il sacrificio dei suoi padulani innocenti.
Mario Graev
- Quando
- 09 Settembre 2009
- Dove
- Massapiscatoria