Mary Shelley
13 February 2008
Chi è il Mostro? Da secoli bruttezza e malvagità sono legate a doppio filo. Per i greci il bello era anche buono, nel Medioevo bastava una piccola imperfezione fisica per essere indicato come figlio del diavolo. Il brutto è il malvagio, è il diverso, è l'emarginato; opposta alla saga degli eroi perfetti, che vivono nella grazia di Dio, si staglia la grande mitologia dei deformi, dal Gobbo di Notre Dame a Elephant Man. Accanto al tema della bruttezza ecco definirsene un altro: il principio della vita. È giusto o sbagliato darla? È volersi sostituire a Dio, è la follia, l'arroganza dell'uomo che si ritorcerà contro di lui? O è un dono, un bene da coltivare?
Questo crogiuolo di pensieri trova corpo nell'interessante figura di Mary Shelley, autrice di uno dei romanzi più famosi degli ultimi due secoli, a lungo considerato subcultura, ma enormemente rivalutato dalla seconda metà del Novecento in poi : Frankenstein o il Prometeo Moderno.
Lo Spettacolo
Decine di scrivanie, ad ognuna di esse una Mary Shelley con in mano la sua penna che, non appena si poggia sul foglio, crea. Una creazione che partorisce un mostro. Il viaggio che compie lo spettatore è innanzitutto viaggio nella scrittura, nell'atto del comporre, nel processo creativo e nello spremersi le meningi mentre tale processo avviene. Nasce il mostro, e non ha nome: Frankenstein, infatti, è il cognome dello scienziato, che, negli anni, passa dal creatore alla creatura. E forse questa coincidenza di identità non è un caso; forse il mostro è, in primo luogo, colui che costruisce il mostro; e il creatore, ancora prima del dottore, è lo scrittore. È l'artista il primo mostro che, con atti alchemici, dà vita alla creatura; e questa si ingigantisce, si ribella e può ritorcersi contro di lui.
Mary, figlia del filosofo Godwin e sposa del poeta romantico Shelley, non è molto diversa dalle ragazze in scena. Scrive a diciotto anni, quasi per gioco, spinta dall'ambiente che la circonda, dal marito, dagli amici (fra cui Byron). Non sa da dove cominciare. Ma è una giovane donna che vive sulla propria carne i dubbi e i grandi dilemmi dell'era scientifica, è ne è impressionata. Ecco che allora il mostro affiora, lo sogna, ce l'ha dentro. E, scrivendolo, gli dona la vita. Mary è come le ragazze in scena, è come noi (e il suo soggiorno in Toscana, il suo nutrirsi di Dante e Petrarca, la rende ai nostri occhi ancora più simile). E noi, come lei, i mostri ce li abbiamo dentro.
Il Progetto
Con questo spettacolo si apre un nuovo ciclo triennale con gli studenti del Liceo Scientifico Checchi di Fucecchio. I ragazzi coinvolti sono 49, appartenenti alle due classi terze dell'Istituto, distribuiti nei vari dipartimenti (recitazione/movimento, sound, video, illuminotecnica, realizzazione scenografica, costumi, comunicazione e ufficio stampa) per un laboratorio intensivo della durata di una settimana.
Nonostante l'importanza del teatro come strumento di apprendimento sia stata riconosciuta da ormai cinquanta anni, non capita raramente di scontrarsi con una certa diffidenza. Ma questo nuovo ciclo parte proprio da qui: dall'entusiasmo dei ragazzi, dalla loro voglia di fare, di essere creatori.
- Quando
- mercoledì 13 febbraio 2008, ore 19:00, 21:00 e 23:00
- Dove
- Fondazione “I Care”, via I Settembre, Fucecchio