L'Eccidio Verbatim

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Che faccia ha la guerra? Quali sono i segni di una tragedia che sta per compiersi? In occasione della commemorazione dell'Eccidio del Padule di Fucecchio, il Frantoio propone una performance che nasce da frammenti, ricordi, memorie, tramite interviste fatte a testimoni viventi che direttamente o indirettamente hanno vissuto gli eventi. Piccole storie individuali raccolte col metodo della scrittura verbatim, ovvero parola per parola, senza nessun cambiamento rispetto al testo dell'intervistato che, nel meccanismo del processo artistico riacquista quella dignità di spaccato di vita e di verità che altrimenti le sarebbe negato.

Il sagrato e l'interno della chiesa di Massarella diventano così luogo del ricordo, celebrazione della memoria collettiva, riscoprendo quell'originalità del teatro,che in epoca medievale metteva in scena la comunità stessa e il suo rapporto con gli accadimenti, con l'umano, col sacro. La storia tramandata è generalizzazione, i grandi fatti segnano una linea netta; ma nella realtà la trama si fa più complicata, il tessuto è fatto da singoli uomini, singole vite giocate coi colori della loro memoria.

Non tutti possono aver vissuto l'eccidio; da qui un tentativo di ricostruire un collage di vicende personali, piccoli pezzetti di vita domestica nei giorni del massacro senza neppure immaginare l'incombenza del pericolo. Cosa facevano le persone ignare che a poca distanza da loro il sangue veniva versato, che in quello stesso momento il loro fratello, marito o vicino di casa stava morendo? Tutti quanti hanno la loro storia, la loro percezione, la loro verità; come Ivona Del Bino: "Eravamo quasi alla fine della guerra ma i soldati avevano fame; allora venivano in Padule e col mitra ammazzavano le anatre, riempivano tre o quattro sacchi e andavano alla villa dei Sette Passi a cucinare. Meno male che quell'anno c'era tanta roba nei campi, anche per gli sfollati; c'era di tutto: frutta, fagioli, patate, il grano – ne battemmo duecento sacchi, anche se i soldati c'avevano bruciato due campi, anche se era già tagliato e raccolto in bighe: dicevano che c'erano le armi dentro".

La vita va avanti anche in tempi di guerra: c'è il lavoro nei campi, i figli da crescere; ci si assuefà alla precarietà degli eventi, alle fughe, allo stare nascosti, ma si continua a vivere. "Non è sminuire la tragedia - dice Firenza Guidi - ma immettere nel tessuto della memoria il vissuto di chi non c'era, di chi non è stato colpito nei propri cari, o di chi ha saputo della tragedia per bocca d'altri". L'argomento tocca direttamente la memoria della regista, che nella strage ha perso il nonno (Giuseppe Guidi) e lo zio (Dante) e che, dopo Lacrime e Boogie, La memoria delle Cavallette e Il Silenzio del Bue, dedica all'Eccidio questa ultimo spettacolo, messo in scena con la Compagnia Permanente del Frantoio e con il supporto del Comune di Fucecchio, della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e della Comunità Europea. L'intento è, poi, quello di costruire una banca della memoria di individui che all'epoca erano bambini o adolescenti, madri con figli piccoli, soldati rimandati dopo scioglimento dell'esercito, perché la storia è anche storia dei singoli.

Quando
domenica 23 agosto 2009, ore 19.00
Dove
Piazza Sette Martiri e Chiesa di Massarella (Fucecchio)