Soledad

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"Soledad". È la solitudine in castigliano, quella originale, quella vissuta e maledetta da Gabriel Garcìa Màrquez nella lontana Colombia, prima di dare alle stampe il suo capolavoro. E forse anche dopo. Cent'anni di Solitudine, appunto. Ma Soledad è anche il titolo del nuovo spettacolo di Firenza Guidi. Un'altra grande produzione che coinvolgerà trenta ragazzi provenienti un po' dall'Italia e un po' da tutto il mondo e che cercherà di portare nella sonnolenta Fucecchio di mezza estate un brivido di novità. Come un Melchìade che arriva a Macondo con il suo laboratorio di alchimia.

Perché "Cent'anni di solitudine"?
Nel novembre 2006, ho cominciato a lavorare sui tabù. Pensavo fosse solo per qualche stagione, invece forse questo ciclo durerà dieci anni: dà troppo materiale su cui riflettere. Quando ne abbiamo parlato al Frantoio (il centro artistico di Fucecchio), di un possibile tema per la Scuola Internazionale estiva, una ragazza mi ha proposto Garcìa Màrquez. Io lo avevo letto 20 anni fa, e non era successo niente. L'ho ripreso adesso, con in mente questa stagione, e mi si sono aperti mondi e sottomondi.

Quali tabù hai trovato nella storia di Garcìa Màrquez?

C'è di tutto, dall'incesto alla procreazione dal sangue dello stesso sangue. E poi c'è questa solitudine cosmica.

La solitudine è un tabù? Perché?

Perché va oltre il semplice pensiero: "Oggi mi sento solo". Ha a che fare con la paura, il sentimento più profondo e inconfessabile, forse perché molto sottovalutato. Invece, il mondo ne è invaso. È un effetto dell'11 settembre, ma non solo.

Chi ha paura, oggi?

Soprattutto i ragazzi, i giovanissimi. Io me ne accorgo forse più di altri, perché sto da sempre a contatto con loro. In Galles, dove vivo e lavoro, c'è stato un fatto di cronaca incredibile: in un piccolo paese dell'interno 25 ragazzi si sono suicidati in un paio d'anni. Sono posti dove noi andiamo, dove lavoriamo. La cosa mi ha fatto molto riflettere.

Dove sarà ambientato lo spettacolo, a Fucecchio?

Ai giardini Bombicci, in centro. Il comune aveva suggerito di farlo al parco Corsini, dove c'è la nuova statua di Eloisa. Ma mi sembra che quel posto stia diventando troppo isolato, rispetto al resto del paese. Non possiamo separare gli spettacoli dalla vita di ogni giorno dei fucecchiesi. Diventerebbe tutto troppo salottiero.

Invece lì siamo proprio al centro di Macondo...

Esatto. Un giardino triste e brullo, con il muro posteriore del cinema che è come una chiusura verso il mondo esterno, qualcosa che ci preserva, che isola un luogo dove è ancora tutto da fare. Come a Macondo all'inizio della storia, appunto.

Quali sono le immagini che hai già in mente?

Una grande tela fatta di guerra, amori, di rivoluzioni incompiute, e zingari che arrivano a portare modernità e sconvolgono la comunità...

Dì la verità, un po' sei come Melchìade, lo zingaro che porta il laboratorio di Alchimia in una Fucecchio-Macondo...

Piuttosto mi sento come Ursula, che vive attraverso le generazioni, viaggia e poi torna per trovare le cose sempre diverse, mai immutabili. Noi facciamo lo stesso, lavorando con i giovanissimi li vediamo cambiare di continuo.

Che cosa vedi dentro a questi ragazzi?

Un abisso. Paura di fallire, di crescere, degli esami. Non so se prima fosse così: se lo era, io non lo vedevo. Adesso, molti già soffrono, sono già in cura. Una cosa che fa, per l'appunto, paura.

Da dove verranno quest'anno?

Come sempre, da varie parti d'Europa, ma anche da Indianapolis e Chicago, e, con i nuovi rapporti che abbiamo stabilito con la scuola Arsenale di Milano, avremo anche performer da varie parti d'Italia. Oltre ai fucecchiesi, ovviamente.

Il mondo di Garcìa Màrquez è pieno di oggetti che volano, visioni, strumenti che si animano. Anche il tuo, di solito. Sappiamo che non ami anticipare le sorprese. Ma c'è un modo con cui intendi rendere particolarmente queste atmosfere?

Diciamo che stiamo lavorando molto su un percorso circense. Ci sarà una parte del training tutta dedicata a questo, con istruttori preparati e competenti. Tutto ciò entra nella creazione dello spettacolo. E spero di portare ancora la vecchia atmosfera di festa, trasformazione, magia. Prima che tutti si rinchiudano nel loro portone e tutto questo finisca.

Quando
luglio 2008
Dove
L'Agenda Toscana
Autore
Jacopo Cecconi