La Memoria delle Cavallette
Nella sua forma ormai tipica di scrittura-in-performance, Firenza Guidi si addentra in un viaggio in cui si intersecano - incalzanti - più voci al confine tra storia e memoria. La lettura spettacolo, che si avvale di immagini video e musica, e' la ricostruzione di un tessuto emotivo che si basa su testimonianze e documenti storici e ad essi si ispira per immaginare altre voci, perse, dimenticate o mai sentite.
Le voci, forse, di migliaia di uomini e donne che non hanno avuto il tempo, la voglia o l'opportunità di scrivere, urlare o sussurrare le proprie storie. Tutte queste voci sono la memoria delle cavallette. Un campo vasto e incolto solo apparentemente calmo e dormiente: in realtà pullulante di memorie che -come un'invasione di cavallette con l'argento vivo addosso - lo divorano da dentro. Da dove nascono queste voci? Dice, Firenza Guidi: "Alcune vengono da fonti documentate, dalle lettere dicondannati a morte della Resistenza italiana alle lettere di soldati impegnati su fronti contemporanei. Alcune invece scaturiscono in maniera prorompente da una frase letta in un libro di storia.
E' questo il caso del monologo di Evelina. Leggevo nel libro L'Armadio della Vergogna di Franco Giustolisi testimonianze della Strage di Sant'Anna di Stazzema, 12 Agosto 1944. A pagina 17 incontro Evelina. Mi è bastato leggere le parole: "Nellapenombra della sera intravvide una donna seduta su una sedia. Era Evelina. L'avevano sventrata. Il feto di quel piccolo essere mai nato, ancora legato alla madre dal cordone ombelicale, era in terra." - ed Evelina ha cominciato a parlare attraverso la mia immaginazione: a volte lucida, a volte tenera o furiosa o persa in un mondo crudele; a volte madre a volte moglie. Evelina, una donna. Non un soldato, non un ufficiale, non un partigiano, non un combattente. Evelina una donna, indifesa e impreparata alla guerra che appena un giorno prima di quel tremendo giorno faceva il pane e la maglia per il figlio che si portava in grembo.
Altre voci nascono da testimonianze raccolte attraverso documenti, memorie dirette e storie della mia famiglia: mio padre, che diceva che Mussolini prima e poi gli Americani gli avevano fatto girare il mondo, mio zio Firenze disperso in Russia; mio nonno e mio zio Dante fucilati dai tedeschi. E poi attraverso interviste che ho condotto di recente, andando a parlare con ex-combattenti o persone, uomini o donne che hanno un ricordo della guerra. Voci, quasi sempre dimenticate di chi rimane a casa ad aspettare. Ad aspettare chi? Che cosa? "La frase più ricorrente in questi ultimi giorni di preparazione dello spettacolo è stata "non mi ricordo più. non mi ricordo piu' niente. Non mi rammento, son passati tanti anni".
Le poche voci rimaste di ex-combattenti (in ciascuno dei quali cammina un secolo di storia) sono voci lucide o confuse, che spesso vogliono essere lasciate in pace, che ricordano dettagli ma magari non le cose più importanti. Qulacuno mi ha risposto: sai Firenza, il contatore della memoria si è azzerato da tempo. La frase mi ha colpito molto. Anzi mi ha quasi terrorizzato. L'idea di questa macchina umana che immagazzina immagazzina e a volte vorrebbe passare informazioni, liberarsi di alcune di queste memorie per far posto ad altre ma nessuno ha voglia di ascoltare. E poi, quando ci si accorge che la macchina si potrebbe fermare da un momento all'altro, allora si va a pompare, si vanno a schiacciare tutti i bottoni, ad alzare leve ed aprire e chiudere cassetti. Il rischio è di trovare tutto vuoto. Coloro che sono rimasti a ricordare stanno facendo un grande sforzo di memoria. I contorni si stanno appannando e mettere a fuoco è sempre piu' difficile. Nella retina di ciascuno di loro sono impresse immagini indelebili che forse si porteranno via per sempre".
- Quando
- 29 Agosto 2004
- Dove
- Sito internet del Comune di Fucecchio