Firenza Guidi e Josè Saramago

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Non riesco a smettere di leggere i suoi libri. È una sorta di dipendenza. Come tutti gli scrittori di ispirazione lui ti soffia dentro vita e nuove idee. Con altri scrittori tu sai che per quanto ti piaccia la lettura il tuo viaggio con loro finirà con l'ultima pagina del libro. Con Saramago il viaggio creativo inizia prima, durante e dopo la fine del libro. I libri di Saramago riflettono un PROCESSO, un'evoluzione, uno sviluppo, una ricerca.

Ciò che mi affascina nella forma e nel contenuto dei suoi libri è proprio questo stato-di-innamoramento di un processo di pensiero o creativo, vivendo da dentro ogni attimo del suo sviluppo, provando eccitamento ad una scoperta per quanto piccola, ad un modesto progresso, un segno, un riconoscimento - pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, come il trascorrere stesso della vita.


È la vigilia che noi portiamo a ogni giorno che viviamo, la vita è un caricare e trasportare vigilie come chi trasporta carichi di pietre, quando non ce la facciamo più con il carico il trasporto è finito, l'ultimo giorno è l'unico che non si può chiamare vigilia.

La Caverna


Lo scrittore intreccia l'ordinarietà di una vita comune alla straordinarietà del viaggio della mente impegnata a ricordare, connettere, immaginare, investigare, scoprire e ri-scoprire. Lo sviluppo di questo PROCESSO è lento e a volte spinoso. Un piccolo passo in avanti o nella direzione sbagliata. Un gran camminare rimanendo sempre fermi o girandosi attorno in cerchi concentrici, con voli che ci portano via per altre tangenti, per ritornare solo dopo al cammino principale: un grappolo di stazioni in cui pensare e immaginare – è il più affascinante dei viaggi.

Io non conosco l'uomo Saramago. Ma attraverso i suoi libri l'ho incontrato molte volte. Gli ho parlato. Me lo sono portato in giro per la casa o al parco o attraverso i terminal degli aereoporti. Ho condiviso con lui treni-di-pensieri, con gioia, inquietudine, affetto, confusione, beatitudine, ossessione, ammirazione. Con lucidità. Raramente accade che delle parole ti entrino sotto la pelle e da lì inizino a proliferare nuove idee. Lo scrittore riesce a intrecciare vite ordinarie con il viaggio straordinario della mente, con un impegno e spessore filosofico che ti colpisce per la sua disarmante semplicità, per la sua integrità politica unita al potere sovversivo dell'immaginazione, della memoria, della ricerca, delle passioni.

Tutto il mio lavoro riguarda un tipo di PROCESSO. Entro una ricerca nuova con una visione, delle idee, con la mia esperienza, ma non so se il cammino che mi porta all'immagine finale sarà liscio o pieno di buche sterrate. Questo processo può essere inquietante per qualcuno. È forse la paura dell'ignoto? O la paura di sbagliare, di fallire? O è la paura di morire? Forse la creatività è proprio questo: una memoria annebbiata, un mancamento, una morte, un vuoto, un salto, un pensiero, una benda sugli occhi: o un nuovo paio di occhi che ti fa vedere uno stralcio di vita vera.


Abbiamo finito col ficcare la coscienza nel colore del sangue e nel sale delle lacrime, e, come se non bastasse, degli occhi abbiamo fatto una sorta di specchi rivolti all'interno, con il risultato che, spesso, ci mostrano senza riserva ciò che stavamo cercando di negare con la bocca.

Cecità


Una seconda corrispondenza con il mio lavoro è la costante preoccupazione per dei luoghi. Che sia una cava, una zattera o un ospedale abbandonato o gli Archivi di Stato che registrano la vita e la morte – un luogo è insieme ispirazione e costrizione. Un contenitore o compagno di giochi, una cornice e un filtro che ti allontana. Una memoria e un'identità. Un luogo non è mai solo un luogo.