Lago senza Lacrime
9 e 10 febbraio 2011
Nell'improbabile atmosfera del l'ex Jaiss di Sovigliana, più di 200 ragazzi tra i tredici e i quattordici anni rivivranno e faranno rivivere le ultime ore di terrore nel blocco 66 di Buchenwald. Lo spettacolo va dalla storia alla contemporaneità per ricordare i 904 ragazzi trovati ancora vivi a Buchenwald, quando l'11 Aprile 1945, i soldati del Generale Patton rompono il filo spinato che teneva prigionieri i ventuno mila internati del campo.
Quando sono arrivata a Buchenwald ho visto subito, nel grigiore e desolazione di questa entrata all'inferno, un orologio. L'orologio all'entrata del campo, segnava le ore 3 del pomeriggio, l'ora della liberazione.
Il pubblico percorrerà e rivivrà, insieme ai giovanissimi attori, i passi e i minuti della giornata in cui, i ragazzi nascosti nel blocco 66 e blocco 8 riescono a sventare la partenza verso le cosiddette "marce della morte", grazie a un pugno di giovanissimi internati che creano una vera e propria resistenza nel campo. Una volta sventata la marcia della morte, i ragazzi, rimandati a nascondersi al blocco 66, racconteranno le loro storie per poi tornare, attraverso le loro storie alla realtà di oggi. Perché dunque una discoteca per ricordare l'Olocausto?
Perché è importante avvicinare la storia alla contemporaneità e a un tessuto emotivo che vive la storia in prima persona. La performance Lago senza Lacrime, non è teatro, non è museo, non è film: è un arazzo di vita vera che deve rimanere nel cuore e nella mente di chi, in prima persona, si prende la responsabilità di "ricordare". Il titolo, Lago senza Lacrime dunque, prima di tutto perché il lago di Ravensbrück con il suo fascino scuro e i suoi mille segreti è rimasto nell'immaginario di tutti noi che abbiamo fatto il viaggio lo scorso novembre: le lacrime delle centinaia di migliaia di donne e internati in quel campo non videro mai il lago, che non poté dare loro nessun conforto o sfogo. Ma, Lago senza Lacrime, anche perché i nostri occhi devono rimanere asciutti e vigili nel guardare e rivivere la storia, e non offuscarsi e intorpidirsi nella rugiada del sentimentalismo. Viviamo ora, anche se in maniera simulata, quello che è stato allora sulla nostra pelle, e le cicatrici vi rimarranno indelebili per sempre.